• Diario d'ascolto
  • 1 Gennaio 2021

    IL MINIMALISMO DI MICHAEL NYMAN

      Carlo Piccardi

    Michael Nyman fu uno dei primi a usare il termine ‘minimalismo’ (più esattamente ‘minimal music’) nel 1968 sul periodico “The Spectator”, trattando del compositore Cornelius Cardew. Lo introdusse quando, in veste di critico musicale, era chiamato a dare risposte a esperienze che muovevano i primi passi in quella che cominciava a prospettarsi come una svolta nel paesaggio della musica radicale. 

     

    Nonostante le presenze di Edgar Varèse e John Cage sulla scena dell’avanguardia musicale, ancora negli anni Sessanta essa perseguiva il suo compito massimalistico di strutturazione della materia nell’allargamento dell’orizzonte formale, totalmente ripiegata sulla realtà del suono come oggetto di analisi e di verifiche (studiato in se stesso). Ciò aveva portato a un grado estremo di possibilità combinatorie, in una parola alla complessità. Ciò che il minimalismo segnò come svolta era appunto una mutazione di rotta a 180 gradi: dalla complessità si passava al minimo denominatore della semplicità.

    NYMAN NELLO STUDIO

    Ma il significato della svolta non sta solo qui, poiché in tali termini il discorso rimarrebbe all’interno di quella logica delimitante tipica dell’avanguardia che, invece del cannocchiale per guardare lontano, usa il microscopio per scoprire tutto ciò che è possibile scoprire nello spazio a noi vicino, con il risultato di perdere di vista il contesto.
    Il minimalismo è stato infatti un fenomeno importante nella misura in cui ha rovesciato anche i rapporti col pubblico, nella misura cioè in cui l’attenzione riportata alle unità della struttura compositiva serviva a verificare il loro modo di essere percepite, a spostare l’equilibrio sulla comunicazione effettiva. Il radicalismo dell’avanguardia era stato infatti anche un ripensamento delle radici dello stesso rapporto col pubblico, negato in ciò che poteva distogliere la ricerca del compositore dalle verifiche sulla logica dell’organizzazione dei materiali. Il minimalismo viceversa misurava il valore delle combinazioni sonore in base alla loro efficacia comunicativa.

     THE EARTH PARTITURA

    Era inevitabile che prima o poi vi sarebbe stato uno scontro di interessi. Integrato per qualche tempo nello spazio dell’avanguardia tradizionale, in una seconda fase si passò a una serie di distinguo, tra minimalismo organico (finalizzato alla ricerca linguistica) e minimalismo applicato (condizionato da usi e applicazioni esterne a ragioni musicali primarie). 
    Ciò che fa testo ormai è che col tempo si è affermato un modo di pensare che, grazie all’azione del minimalismo, ha reso nozione corrente molti portati dell’avanguardia e contemporaneamente ha collegato questa alle esigenze della comunicazione. Imboccando questa via, priva di vera e propria teorizzazione ma che vanta risposte precise in merito alle scelte di scrittura, tale settore dell’avanguardia (notoriamente indifferente agli agganci col sistema produttivo della musica) è entrato sorprendentemente a occupare posizioni di mercato, soprattutto attraverso il disco.

     CD ARGO

    CD ARGO RETRO

    Una tappa rilevante di questo processo riguarda appunto Michael Nyman, il quale nel 1992 pubblicò l’album The Essential Michael Nyman Band per la ARGO, condensante in una specie di riassunto la sua attività ormai trentennale, dopo una serie di apparizioni discografiche assommante ad almeno diciassette produzioni. Il minimalismo indicatoci dal compositore inglese è particolarmente significativo se pensiamo alla sua parabola, partita dallo studio della musica folclorica rumena, attraverso la composizione di musiche di scena e da film. Il suo nome è notoriamente legato ai film di Peter Greenaway che molto devono alle sue colonne sonore. Ciò l’ha fatto conoscere anche al di fuori degli ambienti musicali, fra il pubblico giovanile che ascolta la sua musica come quella dei divi del rock

    .THE PIANO

    È la stessa condizione toccata a Philip Glass e ad altri esponenti del minimalismo, legata in particolare al fatto che tale corrente della musica nuova ha visto gli stessi compositori impegnati direttamente con loro complessi ad hoc nell’esecuzione delle loro musiche, mentre la tradizione dell’avanguardia europea aveva separato e tiene ancora separato l’atto compositivo da quello esecutivo, demandato a specialisti.

    Qui sta la vera portata del cambiamento. La musica minimalistica è pensata per essere eseguita: la sua dimensione concettuale non è prevalente (quasi fine a se stessa come nell’avanguardia più radicale), ma è chiamata a inverarsi immediatamente nell’atto della comunicazione. Per questa via le è stato possibile ritrovare l’aggancio con la società, anche con quella parte di pubblico ritenuto profano, che, pur essendo fortemente sollecitato da altre esperienze sonore di valore probabilmente inferiore, si dimostra comunque sensibilizzato al sentire moderno (capace di penetrare nella dimensione ‘sonoriale’ della musica novecentesca, non più dipendente dalla sapienza di scrittura che sta a monte).
    In questo senso il CD della ARGO, mettendo in evidenza il lavoro della band di Nyman in cinque lustri di attività, è stato rappresentativo di tale valore. La partecipazione creativa degli interpreti vi appariva fondamentale, per gli equilibri timbrici raggiunti, per la precisione ritmica inaudita, per l’esaltazione del virtuosismo strumentale. Si trattava di una vera e propria macchina esecutiva, un meccanismo ad orologeria musicale in grado di ricavare il massimo di efficacia da strutture e costruzioni relativamente semplici ed elementari, ma estremamente esatte.

     NYMAN GIOVANE FINALE