SENSO ESTETICO, EVOLUZIONE E NUTRIZIONE
Il tempo che dedichiamo ad ammirare opere d’arte ha il magico potere di riconciliarci con il mondo e con i nostri simili. Sembra che la bellezza concentrata in un oggetto e le emozioni che suscita in noi riescano, almeno per un po', a mettere in secondo piano le cose negative che noi stessi come umanità realizziamo.
Mi sono chiesta spesso da dove derivino in certe persone la particolare necessità e la capacità di comunicare attraverso strumenti come la materia, i segni e il colore, oltre che semplicemente attraverso il linguaggio, più accessibile e comune a tutti.
Se è vero che la nostra specie è il frutto di interazioni casuali di fattori genetici, ambientali e nutrizionali che ci tengono legati alla natura, sono i fattori culturali e sociali che ci hanno dotato di un’autocoscienza tipicamente umana. L’intreccio di tutti questi elementi rende particolarmente affascinante l’argomento, che secondo me merita di essere approfondito.
Grotte di Lescaux
La nascita dell’espressione artistica viene fatta risalire di solito a tempi molto lontani, relativi alla comparsa dell’uomo anatomicamente moderno.
La maggior parte delle testimonianze dell’attività dei primi artisti di cui disponiamo risalgono infatti a circa 40000 anni fa, con manufatti di H. sapiens appartenente ai gruppi europei aurignaziani. Si tratta di pitture rupestri, incisioni, piccole statuine, che riguardano i temi essenzialmente legati alla sopravvivenza: la fertilità femminile, con le cosiddette “veneri”, rappresentazioni propiziatorie per la caccia, immagini sciamaniche dal significato magico e religioso.
Anche se i tentativi precedenti non hanno lasciato molte tracce, forse perché realizzati con materiale destinato a decadere nel tempo, la creatività artistica ha avuto sicuramente una lunga storia prima di manifestarsi nella forma matura dovuta agli uomini anatomicamente moderni, non diversi da noi per capacità intellettive.
Non è possibile però collegare direttamente l’evoluzione della capacità creativa all’evoluzione anatomica, in quanto la grandezza del cranio non rispecchia automaticamente le capacità funzionali del cervello, e, a parità di sviluppo cerebrale, ci sono sempre differenze individuali. L’unica possibilità è quindi quella di studiare gli oggetti che abbiamo a disposizione, che ci suggeriscono come l’uomo si sia avvicinato all’arte, magari all’inizio inconsapevolmente, per scopi pratici.
Le prime manifestazioni furono probabilmente le decorazioni del corpo, come fanno pensare i ritrovamenti in alcune grotte in Sud Africa risalenti a 100000 anni fa, in cui l’uso dell’ocra e di collane di conchiglie mostrano la capacità di apprezzare le diverse forme e il colore. Originariamente forse queste decorazioni avevano lo scopo di mimetizzarsi durante la caccia, o erano un modo di distinguere i diversi gruppi umani.
Successivamente sugli oggetti o sulle pareti iniziarono a comparire decorazioni costituite da linee a zig-zag o intrecciate, probabilmente proiezione esterna di quelli che sembrano in molti casi fenomeni entopici di origine fisiologica, come i segni che compaiono nelle emicranie, nelle crisi epilettiche o nelle allucinazioni da droghe o schizofreniche.
I manufatti tridimensionali hanno avuto origine con uno scopo maggiormente estetico, prima riconoscendo forme già presenti in natura, che potevano ricordare oggetti o animali, successivamente colorati e lavorati in maniera da accentuarne le potenzialità presenti. Questo tipo di manufatti sono stati rinvenuti in Marocco, risalenti a 300000 anni fa e attribuibili ad H. heidelbergensis.
La creazione ex novo di oggetti tridimensionali derivanti dall’immaginazione ha richiesto invece un ulteriore passo avanti nella funzionalità cerebrale, con la possibilità di scomporre mentalmente gli oggetti in una serie di superfici che venivano ricomposte successivamente. Questa capacità di “immaginazione” ha fornito all’arte un ruolo nell’evoluzione, in quanto poteva essere sfruttata nella costruzione di utensili, in cui si doveva prevedere quali strumenti usare e come lavorare i materiali per raggiungere una forma utile ad un certo scopo. Anche nella caccia l’immaginazione si è rivelata utile: infatti permetteva di capire che qualcosa che scompare ai nostri occhi, come una preda che si nasconde, può continuare ad esistere e quindi si deve continuare a cercarla.
L’immaginazione è stata quindi un fattore vantaggioso dal punto di vista evolutivo che ha permesso all’arte, collegata ad essa, di continuare ad esistere e ad evolversi come attività che apparentemente non è indispensabile alla nostra sopravvivenza.
Scene di caccia sulle pareti della Grotta dei Cavalli. Paleolitico, Spagna
Altra caratteristica della creazione artistica è di favorire l’interazione sociale, grazie al suo significato condiviso e alla comunicazione di simboli universali.
In alcuni casi, tuttavia, le pitture si trovano all’interno di grotte difficilmente raggiungibili e non erano quindi destinate ad essere viste da spettatori, ma avevano probabilmente un significato di ricerca interiore, un po' come avviene in alcune forme di arte zen, in cui il gesto stesso rappresenta una via di conoscenza.
Oltre ai fattori evolutivi e pratici, un altro interessante aspetto della propensione per l’estetica e l’arte è il suo possibile legame con fattori nutrizionali.
Un ricercatore spagnolo ha formulato una interessante ipotesi, osservando che due elementi: l’ocra rossa — un pigmento inorganico naturale derivato dall’ematite (un minerale ricco di ferro) — e le conchiglie, residui di pasti a base di molluschi marini, sono da sempre utilizzate insieme a scopo ornamentale.
Anche Aztechi, Maya, Indiani d’America (chiamati appunto pelle rossa) e popolazioni attuali come Maori e Masai ne hanno fatto uso.
Mentre il ruolo del cibo di origine marina nel sostenere sviluppo ed evoluzione del cervello è ormai riconosciuto, per il suo contenuto in acidi grassi omega-3 e in minerali come lo iodio e il litio, quello dell’ocra rossa è rimasto legato solo allo sviluppo dell’espressione artistica.
Considerando che la biodisponibilità dei minerali di ferro (elemento essenziale nello sviluppo delle capacità cognitive) in essa contenuti aumenta se si mescolano al cibo, al midollo osseo e al carbone come avviene abitualmente in alcune popolazioni, questi potrebbero avere avuto anche un ruolo nutrizionale insieme al cibo di origine animale, aumentando la fitness e lo sviluppo delle capacità cognitive soprattutto nei momenti iniziali dello sviluppo.
Fonti:
G. Biondi, F. Martini, O. Rickards G. Rotilio: In carne ed ossa. Editori Laterza
Duarte CM: Red ochre and shells: clues to human evolution. Trends Ecol Evol. 2014 Oct;29(10):560-5. doi: 10.1016/j.tree.2014.08.002
Gillian M. Morriss- Kay: The evolution of human artistic creativity. Journal of Anatomy 2010 216 pp 158-176