L’umanità ha creato la narrazione inserendo le sue storie temporanee nel costante racconto di lunga durata, memoria aperta al futuro. La scrittura, come incisione degli avvenimenti attraverso i racconti dell’accaduto nei luoghi, caratterizza i paesaggi dando loro forma.
Uno dei fenomeni che più colpiscono l’osservatore delle vicende artistiche della contemporaneità, è la progressiva rarefazione, fin quasi alla scomparsa, del mondo naturale e del paesaggio dall’orizzonte espressivo del Novecento. Altrettanto spiazzante può essere la riapparizione di elementi naturali nelle istallazioni contemporanee, oppure nelle pratiche recenti, legate a quella che è stata variamente definita come Land Art, Art in Nature, Earth Art, in cui il mondo naturale appare disabitato, remoto, quasi post-umano.
«C’è un essere al mondo presso il quale il mio spirito può e potrà indugiare millenni». Per Hölderlin quell’essere era Susette Gontard, madre del giovane Henry di cui il poeta era precettore. Fra Susette e Friederich scoppiò una grande passione e Susette diventò Diotima, maestra in amore, di cui racconta Socrate nel Simposio di Platone.
Voglio parlarvi dell’identità ebraica. L’identità ebraica è difficile da inquadrare, è sfaccettata, ha tanti elementi. Gli ebrei sono sparsi per il mondo e hanno preso da molte culture. Ma c’è un lato della loro identità che è comune a tutti: è quella napoletana. Siete mai stati a Tel Aviv? Un casino, tutti che strillano, gesticolano, ti vogliono vendere qualcosa… sembra di stare a Napoli.
Jean-Louis Lebris de Kérouac, poi per tutti Jack Kerouac, nacque a Lowell (Massachusetts) il 12 marzo del 1922, in una famiglia cattolica di origine franco-canadese, e morì a Saint Petersburg (Florida) nel 1969, appena quarantasettenne.
Di Passione, Ideologia e “Sacerdozio” civile. Di Rabbia ed Eresia. Di Eros. Di Tenerezze ed Asprezze. Di Candore e Scandalo. Di Vita e di Morte.
Non tutti i romanzi possono essere letti in un momento qualsiasi della vita. C’è quella categoria per la quale bisogna essere liberi da qualsiasi peso emotivo, per potersi concentrare in modo imparziale sulla lettura.
Sono quei libri che, una volta divorati, contrassegnano la scala temporale della tua esistenza con un prima, e un dopo. Ti affidano un bagaglio silenzioso che si poggia sulle spalle e che diventa parte integrante dei tuoi giorni. Tra questi, probabilmente, uno dei più rappresentativi è Delitto e castigo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij del 1866.
Su piazza di Spagna, una delle più note del mondo, affaccia il palazzo di Propaganda Fide. Il nome della piazza si deve alla sede dell’ambasciata spagnola, posta già nel Cinquecento in questo luogo sottostante il Pincio, occupato invece dai francesi, legati alla chiesa della Trinità dei Monti. L’area della piazza, definita da due triangoli con il vertice unito (segnato dalla fontana della Barcaccia di Pietro e Gian Lorenzo Bernini del 1629), venne denominata, appunto per queste due presenze straniere, “piazza di Francia e di Spagna”.
La sola ragione d’essere di un romanzo è di scoprire quello che solo un romanzo può scoprire.
Un romanzo che non scopre una porzione d’esistenza fino ad allora ignota è immorale.
(Milan Kundera, L’arte del romanzo)
Ci sono musiche che, per amarle profondamente, bisogna ascoltarle per almeno due volte. In modo tale che l’orecchio abbia il tempo di sincronizzarsi su una frequenza nuova. Così questo romanzo. Che se amato una prima volta, sarebbe ancora più apprezzato una seconda.