FRIEDRICH E DIOTIMA
«C’è un essere al mondo presso il quale il mio spirito può e potrà indugiare millenni». Per Hölderlin quell’essere era Susette Gontard, madre del giovane Henry di cui il poeta era precettore. Fra Susette e Friederich scoppiò una grande passione e Susette diventò Diotima, maestra in amore, di cui racconta Socrate nel Simposio di Platone.
Di Friedrich Hölderlin, il grande poeta tedesco d’inizio ‘800, di cui oggi ricorrono i 250 anni dalla nascita (Lauffen am Neckar, 20 marzo 1770) pubblichiamo una poesia a Diotima dedicata e il suo ultimo componimento, La veduta, del giugno 1843.
Diotima
Vieni, tu che un tempo riconciliasti gli elementi
Delizia della Musa celeste, e placa per me il caos del tempo.
Risolvi la lotta che infuria con celesti suoni di pace
Finchè nel petto mortale si ricongiunga ciò che è diviso,
Finchè l’antica natura dell’uomo, grande, tranquilla,
Serena e possente si levi dal tempo in fermento.
Torna nel misero cuore del popolo, bellezza vivente!
Torna alla mensa ospitale, torna nel tempio!
Perché Diotima vive come le tenere gemme in inverno,
Ricca di spirito proprio, e tuttavia cerca il sole.
Ma il sole dello spirito, il mondo più bello, è tramontato
E nella notte glaciale gli uragani si scontrano
La veduta
In lontananza va la vita dell'uomo,
Dove scintilla dei tralci il tempo nuovo,
Il campo dell'estate si svuota di figure,
Appare il bosco con immagini oscure;
Completi la natura l'immagine dei tempi,
Che resti, ed essi scorrano svelti,
E' perfezione, il cielo invia splendori
All'uomo, come gli alberi si avvolgono di fiori.
(Friedrich Hölderlin, Tutte le Liriche, commento e traduzione di Luigi Reitani, 2001, Arnoldo Mondadori Editore)