• OFFICINA LETTERARIA
  • 25 Aprile 2020

    UN'ETICA PER IL FUTURO

      Massimo Venturi Ferriolo

    La vita riserva sorprese. Stiamo vivendo un periodo storico unico di grandi mutamenti. Da tempo lamentiamo un progressivo, sempre più accelerato, disastro ambientale con un rapido cambiamento climatico. Ci sono allarmismi e negazioni. I giovanissimi reclamano un futuro che gli stiamo togliendo sotto i piedi e sopra la testa, tra terra e cielo.
    Il costante consumo e la distruzione quasi scientifica delle risorse di Nostra Madre Terra stanno provocando effetti incontrollabili sull’ambiente, minacciando direttamente la nostra vita con il virus Covid-19 che ha bloccato la nostra libertà di azione. 

     

    Si è frantumato il mito della globalizzazione decantata dalla monocultura del neoliberismo, che distrugge la naturale diversità umana, portando alle estreme conseguenze la distruzione delle culture indigene legate alla natura. Ecco da dove arriva il Coronavirus e da dove ne giungeranno altri, magari peggiori, se non s’inverte la tendenza e non si ascoltano le culture ancestrali, greca compresa, che ci hanno messo in guardia dal commettere hybris, cioè quel peccato imperdonabile contro le leggi giurate degli dei, ovvero, della Natura.
    Anche parte del mondo cattolico ha compreso il dramma della terra e dell’Amazzonia, del pianeta intero. Sono però ancora vive forze negative legate spesso alle dittature o agli evangelici che non si fanno scrupoli nello sfruttamento del suolo e sterminano coloro che si oppongono alla distruzione dell’ambiente. Queste pratiche hanno sconvolto un ecosistema che si vendica liberando il virus, forse in una forma estrema di difesa.

    Questa questione reale ci pone di fronte a problemi etici, di comportamento nei confronti dell’ambiente e degli altri, morali, di fronte alla nostra coscienza, e politici, riguardo al governo delle comunità, facendo divenire cogenti le regole di comportamento per controllare le persone al fine di salvaguardarle.
    Tali norme possono essere rivolte verso il bene o verso il male. Nel primo caso si garantisce la salute di tutti i cittadini controllandone i movimenti, nel secondo si va oltre e, approfittando delle regole imposte dall’emergenza, si privano gli stessi cittadini della libertà intesa nel senso totalitario.
    È un rischio che stiamo correndo, soprattutto vedendo ciò che accade in Cina e in Corea tramite le APP che controllano i movimenti, come quella che la Regione Lombardia m’invita oggi a scaricare.
    Si apre il dilemma: la nostra democrazia è in grado di controllare ogni uso eversivo degli strumenti di controllo e di limitazione delle libertà individuali una volta cessata l’emergenza sanitaria?

    La domanda si pone per il continuo dibattito, a livelli più o meno strumentali, che sta avvenendo, tra libertà e assenza della stessa. In questo frangente hanno buon gioco alcuni personaggi allenati a invocare complotti per gettare benzina sul fuoco, invece d’inserirsi nella cultura del ragionamento e porre il problema secondo la dialettica tra l’io e gli altri, sapendo che la mia libertà finisce dove incomincia la tua. Non viviamo da soli ma in comunità e in quest’ambito dobbiamo riflettere su ogni singola azione che compiamo nei confronti della stessa comunità, cioè degli altri: è un ragionamento probabilmente difficile da fare per un popolo d’individualisti come il nostro, con idee spesso confuse sulla libertà. 

    Occorre uno sforzo. Debbo comportarmi in modo da non recar danno ad altri. Se devo stare a casa in quarantena per limitare il propagarsi del virus e non provocare o aumentare i contagi, debbo far si che questa regola, limitatrice della mia libertà e di quella degli altri, sia rispettata con il conseguente sacrificio. Affinché non ci sia un abuso di questa restrizione della libertà, devo anche attivarmi rafforzando la democrazia.
    Sappiamo bene che storicamente i regimi totalitari sono nati tramite azioni di smantellamento delle libertà costituzionali senza bisogno di emergenze virus. Viviamo ormai in un’epoca dove siamo costantemente controllati e spiati grazie agli strumenti digitali sempre più perfezionati, a internet e alle videocamere piazzate ovunque. Ma, allo stesso tempo, siamo liberi perché ci possiamo muovere come vogliamo; possiamo viaggiare, attraversare rapidamente frontiere, volare a basso costo tranne che in questo periodo eccezionale. La libertà di movimento è la manna del neoliberismo che ha fatto anche del turismo un pozzo di san Patrizio. Libertà di movimento è anche consumo che non si può fermare.

    La privazione odierna di alcune libertà può portarci a comprenderne l’essenza vera, quella realmente politica che fa si che io sia riconosciuto come cittadino di una repubblica democratica fondata sul lavoro. Questo è il punto. Dobbiamo difendere la democrazia e accettare le regole per essere poi sani e forti e condurre la battaglia per un ambiente migliore, per un pianeta in buona salute, per avere governanti preparati e non ignoranti. Perché non ci siano sciacalli che si nutrono di fake news. Abbiamo bisogno di potenziare l’istruzione, la corretta informazione, la cultura, lo studio, la formazione: sono “farmaci” che garantiscono il benessere di una democrazia. Soprattutto, abbiamo bisogno di mantenere la libertà di pensiero e poterlo esprimere.

    Va rotta la spirale perversa del neoliberismo globalizzante dando dignità ai popoli oppressi o differenti, combattendo le ingiustizie sociali che devastano la vita del nostro mondo. La salute dell’ambiente marcia di pari passo con l’annullamento della povertà. È un problema sociale.
    Su questa linea dobbiamo schierarci tutti insieme per progettare un’etica per il futuro.

    FANNY E ALEXANDER LANTERNA MAGICA