• OFFICINA LETTERARIA
  • 21 Febbraio 2022

    IL CENTENARIO DI PIER PAOLO PASOLINI

      Mario Anaclerio

    Di Passione, Ideologia e “Sacerdozio” civile. Di Rabbia ed Eresia. Di Eros. Di Tenerezze ed Asprezze. Di Candore e Scandalo. Di Vita e di Morte.

    Lasciarsi condurre dalle emozioni e dalle suggestioni evocate dal profilo artistico, intellettuale, esistenziale di un Autore come Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita, può essere un modo opportuno – ondivago e non specialistico – per chi voglia in qualche misura percepire se pure da “non addetto ai lavori” le risonanze interiori suscitabili dalla scoperta o dalla riconsiderazione, anche fuggevole, di una figura che ha inciso profondamente, nel nostro Novecento, come poeta e scrittore (la letteratura come severo o duro esercizio di autenticità e stile, come affabulazione e mitografia), regista cinematografico, recensore e vibrante polemista.

    Da Bologna a Casarsa, in Friuli (si rammentino i versi giovanili nel dialetto parlato sulla riva destra del Tagliamento), a Roma (il quartiere ebraico, Rebibbia, Monteverde Vecchio, l'Eur) a Chia (la Torre), nel viterbese, i luoghi della vita.

    E, citando senza ordine cronologico ed a prescindere dalla distinzione tra i diversi mezzi espressivi, dai ragazzi di vita alle ceneri di Gramsci, dalla Ricotta (del film a episodi RO.GO.PA.G.) e da Accattone (mitologia delle borgate romane e del sottoproletariato urbano) a Salò o le 120 giornate di Sodoma (l'agghiacciante e magnifico congedo filmico, uscito postumo ed ispirato a De Sade).

    Dal Vangelo secondo Matteo (resa cinematografica che riesce a catturare il senso ed il mistero del sacro) alla Magnani (Mamma Roma) e a Totò (Uccellacci e uccellini).

     Dagli scritti “corsari” e “luterani” al colto talento narrativo e visuale di film come il Decameron, i racconti di Canterbury, il fiore delle Mille e una notte.

    Dall'addio alle lucciole (“epicedio per l'Italia rurale”, Berselli) e dal rimpianto per una civiltà arcaico-agreste, ancestrale, a suo modo innocente e non contaminata dalla pervasiva cancrena consumistica all'invettiva politica contro il potere del Palazzo ed i perduranti “fascismi” ed alla condanna disperata di una società di massa (di cui PPP è insieme vittima e giudice) in progressiva e soggiogante omologazione conformistica culturale e sociale.

    L'ampiezza e la varietà di forme dell'opera di Pasolini sono tali da sommergere impietosamente ogni frettolosa pretesa di esaustività catalogatrice e da richiedere,  ovviamente, percorsi diversi e complessi di studio ed approfondimento, ed un piccolo cenno “magmatico” e largamente  incompleto alle molteplici estrinsecazioni della sua personalità creativa a più dimensioni può soltanto servire, a chi ne avvertisse il richiamo emozionale ed intellettuale, ad accostarsi o riaccostarsi ad un “mondo” di straordinaria ricchezza poetica-profetica-umana peraltro non poco connotato, anche in ragione delle travagliate vicende biografiche, da un diffuso ed inconfondibile “sentimento tragico della vita”, che pare del resto cogliersi in tanti intensi o struggenti ritratti fotografici di PPP, un  Autore (ed un Uomo) che continua e continuerà ad esserci vicino per la sua arte e la sua implacata coscienza critica.

    PPP3