Manet e la Parigi moderna
La mostra "Manet e la Parigi moderna" ha aperto l’8 marzo a Milano, al piano nobile di Palazzo Reale e sarà fruibile fino al 2 luglio.
L'evento intende raccontare il percorso artistico del grande maestro (1832-1883) che, in poco più di due decenni di intensa attività, ha prodotto 430 dipinti, due terzi dei quali copie, schizzi, opere minori o incompiute.
Un corpus in sé affatto esteso, ma in grado di rivoluzionare il concetto di arte moderna. Una vicenda la sua, che si intreccia a quella di altri celebri artisti, molti tra loro compagni di vita e di lavoro di Manet, frequentatori assieme a lui, di caffè, studi, residenze estive, teatri.
Le opere presenti in mostra arrivano dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi: un centinaio di opere, tra cui 55 dipinti – di cui 17 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 10 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.
La Parigi di Manet
Caroline Mathieu
"La vita parigina è piena di soggetti poetici e meravigliosi. Il meraviglioso ci circonda e ci impregna come l’aria, eppure noi non lo vediamo.”
È il 1846 e Charles Baudelaire, amico più anziano di Manet, invita gli artisti a scoprire la bellezza della vita moderna e a realizzare un’arte in grado di rispecchiare lo spirito dei tempi.
Édouard Manet, “il giovane che non desiderava altro se non vedere Parigi”, il più parigino dei pittori, condivide con il poeta una passione incondizionata per la grande città; vivrà e lavorerà sempre nel quartiere dell’Europe o nelle sue immediate vicinanze, in questa “nuova Parigi” che si va costruendo giorno dopo giorno sotto i suoi occhi. Siamo nei pressi della Gare Saint-Lazare, che rappresenta per lui, come per Monet e in seguito per Caillebotte, il simbolo della potenza e della magia del progresso industriale. L’artista si avventura ogni giorno per la capitale francese e osserva gli interventi urbanistici che l’imperatore Napoleone III insieme al prefetto della Senna, il barone Eugène Haussmann, hanno pianificato con l’intenzione di rendere Parigi la “capitale delle capitali”. Come Baudelaire, anche Manet è convinto che “bisogna stare al passo con i tempi, rappresentare ciò che si vede senza preoccuparsi delle mode”.
(continua nel catalogo Skira)
L’enigma Manet
Guy Cogeval, Isolde Pludermacher
La mostra “Manet e la Parigi moderna” al Palazzo Reale di Milano intende porre l’accento sull’alchimia creatasi tra una città in piena metamorfosi – la Parigi di Napoleone III e del barone Haussmann – e l’artista parigino per eccellenza.
La proposta è interamente modulata e articolata intorno alle collezioni del Musée d’Orsay. Le varie sezioni costituiscono altrettante sfaccettature di un caleidoscopio in cui la città-spettacolo convive con la città sotterranea: le donne, simili ad apparizioni, vi si manifestano ora misteriose, ora sfolgoranti. Impregnato di quell’atmosfera in costante fermento, Manet la restituisce con una foga interiore temperata da un ineccepibile senso dell’equilibrio.
Cresciuto nell’ambiente dell’alta borghesia parigina, Manet è un pittore per il quale la città diventa uno specchio. Raffinato e brillante, si trova a proprio agio sia all’Opéra che nei popolari caffè-concerto o tra le cortigiane.
L’attenzione che riserva al proprio abbigliamento e il suo interesse per la moda femminile lo rendono degno dell’amicizia di poeti e dandy, Charles Baudelaire e poi Stéphane Mallarmé, tutti ammiratori di Edgar Allan Poe, principe americano del dandismo. Il ritratto di Manet – dipinto da Fantin-Latour – sconcerta i visitatori del Salon del 1867, che scoprono il suo aspetto nello stesso momento in cui il pittore apre con grande aplomb la sua mostra personale presso il Pavillon de l’Alma. Invece del classico bohémien scontroso e trasandato – figura cui all’epoca veniva inevitabilmente associata la pittura più audace e innovativa – dinanzi allo sguardo sorpreso dei suoi detrattori appare un uomo di squisita eleganza.
Come Goya e Delacroix, artisti “faro” celebrati da Baudelaire, Manet esercita un’enorme influenza. La sua indipendenza e radicalità affascinano i contemporanei e le successive generazioni di artisti, come testimoniano i numerosi omaggi resi a questo maestro dell’invenzione.
(continua nel catalogo Skira)