Locarno - Chant d'hiver di Otar Iosseliani
“Io vivere vorrei addormentato/entro il dolce rumore della vita”. Otar Iosseliani mi ha ricordato con Chant d’hiver la breve e incantata poesia di Sandro Penna.
E’ vivere che giustifica la vita: la scelta del visconte di essere ghigliottinato con la pipa in bocca, la donna che si appropria della testa calda di esecuzione e ancora “egregie pipata”, i soldati in guerra, prodighi con buone donne di gioielli predati alle loro vittime, un clochard schiacciato da un rullo compressore e il cui corpo torna a casa trascinato fra soglia e battente del portone, tanto è appiattito. E poi bande di giovani ladruncoli su pattini, la suonatrice di violino bella e apparentemente impossibile, un letterato che colleziona libri antichi pagati trafficando armi, il suo amico del cuore appassionato di teschi, amori antichi le cui braci ancora scaldano, storie amorose alle schermaglie iniziali, nobili ridotti alla fame e sfrattati per vendette di classe e così via.
E in mezzo a questo dolce rumore della vita, piacevolmente avvertito e osservato con il sorriso del saggio che a lungo ha vissuto e tutto giustifica, appare ripetutamente, inattesa e percepita con stupore, la porta dei sogni, la fedeltà dei sentimenti, il calore dell’amicizia. Il piacere di esserci e partecipare insieme a tutto quanto, uomini e cose, eventi e stagioni, alla sequenza di fatti e sentimenti che chiamiamo vita.