Conferenza di Parigi: una nota a margine
L’attuale crisi ambientale è la conseguenza dello sfruttamento illimitato delle risorse naturali da parte dell’uomo “tecnologico”.
I giacimenti di petrolio e gas naturali che oggi sfruttiamo risalgono a circa 400 milioni di anni fa, a quell’era geologica che chiamiamo Carbonifero proprio perchè caratterizzata dalla trasformazione in carbone di immense foreste e immane fauna che al tempo popolavano la superficie terrestre.
L’immane consumo energetico a sostegno dello stile di vita scelto dalle società sviluppate incrementa nell’atmosfera la concentrazione dei gas serra, modifica i caratteri fisici dell’ambiente, sconvolge la biosfera.
La concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto, nel 2014, 400 parti per milione di molecole d’aria e continua a salire al ritmo di 2 ppm per anno. La proiezione più favorevole indica in 421 ppm la concentrazione atmosferica di CO2 al 2100, a condizione che sin da oggi l’uomo riveda radicalmente richieste e consumi. In ogni caso, tali valori non consentiranno di “preservare un pianeta simile a quello sul quale si è sviluppata la civiltà e al quale si è adattata la vita” (J. Hansen, 2008)
Quanto ruota intorno alla nutrizione umana contribuisce in larghissima misura al consumo energetico e alla produzione di inquinanti ambientali con ampie ricadute sugli ecosistemi naturali.
Oggi l’umanità si nutre sia di specie vegetali sia di cibi animali.
I vegetali sono la principale fonte alimentare per l’uomo: le piante e i loro prodotti assicurano quasi l’80% del fabbisogno energetico-nutrizionale dell’intera umanità; e, tuttavia, il residuo 20% legato al consumo di alimenti di origine animale contribuisce in larghissima misura alla produzione di gas serra e alla crisi ambientale.
Le pratiche legate all’allevamento animale incidono fortemente e negativamente sugli ecosistemi planetari e sulla biodiversità.
"Livestock Long Shadow”, dossier FAO 2006, afferma che le emissioni di gas serra causate dal settore zootecnico sono pari al 18% del totale (per l’intero settore dei trasporti le emissioni globali sono pari al 13.5% del totale).
Conseguenze degli allevamenti intensivi sull’ambiente sono la riduzione della biodiversità, l’erosione del suolo, l’effetto serra, la contaminazione delle acque e dei terreni, le piogge acide dovute a emissioni di ammoniaca, la deforestazione.
E’ necessario ritrovare un equilibrio fra uomo e natura che preservi la biodiversità di specie ed ecosistemi: adottare uno stile alimentare vegetariano è fra le principali misure utili a salvaguardare la sicurezza alimentare umana e la vita sul pianeta.
La strategia di approccio alla crisi planetaria dovrà essere ecosistematica per una gestione integrata dell’ambiente, del territorio, del suolo, delle acque, delle risorse e dovrà riconoscere che anche gli uomini, con la loro diversità culturale e la loro innegabile capacità di incidere sugli equilibri futuri, sono una componente integrale degli ecosistemi.