Anniversario
Cameriere: Quando ero ragazzino mio nonno mi portava sulla scogliera a guardare il mare. Mi aveva comprato un telescopio. Non credo che esistano più i telescopi oggi.
Guardavo dentro al telescopio e a volte vedevo una barca. Attraverso le lenti del telescopio la barca diventava più grande. A volte c’era gente sulla barca. Un uomo, a volte una donna, oppure a volte due uomini. Il mare luccicava.
Mio nonno mi ha introdotto al mistero della vita e mi ci trovo ancora in mezzo. Non riesco a trovare l’uscita. Mio nonno invece ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta. Se l’è lasciato alle spalle senza mai voltarsi.
In Anniversario (Celebration, 1999), Harold Pinter mette in scena l’impatto del tempo su costumi e sentimenti, gli affetti irrimediabilmente sfibrati, lo scollamento generazionale.
Un telescopio per guardare al mistero della vita e magari, come lui, lasciarselo alle spalle senza mai voltarsi: questo il dono del nonno.
Ma, per Pinter, i nonni ci hanno lasciati o li abbiamo ripudiati e non vi è memoria né notizia di telescopi o barche o uomini con cui condividere speranza e ricerca.
Viviamo la solitudine di chi “non riesce più a trovare l’uscita”.
Retrotopia, Metamorfosi: Pinter lo aveva avvertito già prima del nuovo millennio.
Crediti foto: Dincer Savas Lenger