• "FRAMMENTI E COLLAGE"
  • 18 Aprile 2020

    CARNE

      Vincenzino Siani

    L’ottanta per cento della diversità biologica, oggi espressa nella immane varietà di forme viventi e che si esprimerà in futuro negli organismi che popoleranno il pianeta, abita la profondità delle foreste.

     

    Condizionati dai limiti percettivi dei nostri sensi, noi umani pensiamo che tutto in Natura, nell’estremamente grande o nell’infinitamente piccolo, sia in equilibrio ordinato e costante. 
    Ma la materia e quindi la vita sono dominate dal caso e dal principio di indeterminazione. 

    Forze ed elementi naturali plasmano infinite forme, danno origine ad infiniti sistemi; la variabilità incessante dei loro equilibri è all’origine della loro stessa evoluzione.
    Fra Caso e Necessità, nell'apparente “ordine naturale”, tutto è in perpetuo divenire e, in relazione prossima o infinitamente remota, dialoga con tutto.
    La vita è comunità, simbiosi; è la rete di relazioni in perenne evoluzione che anima gli ecosistemi e le catene alimentari del pascolo e del detrito sono i motori dell’intera sarabanda.

    Osservo le immagini del mercato degli animali di Wuhan e a me, occidentale, italiano e vegetariano fa un senso di orrore lo spettacolo di animali selvatici, di innumerevoli ordini e specie, catturati, ingabbiati, terrorizzati, uccisi, impalati, arrostiti, lessati e alfine mangiati dall’uomo.
    Tutto mi addolora: la noncuranza della scelta di chi acquista, il terrore negli occhi della vittima, l’uccisione, il senso di annientamento di una vita, la pietà verso chi da nobile portatore di caratteri selezionati in milioni di anni, diventa in un attimo semplicemente carne. Da preparare e consumare secondo millenarie tradizioni culinarie, frutto della civiltà dell’uomo. Perchè si crede che certi consumi rendano più virili gli uomini, più prolifiche le donne, ringiovaniscano gli anziani e allontanino dolori e malattie legate all’invecchiamento.

    Non è questione di Cina o di Asia o Africa: tali pratiche, in forme diverse, appartengono all’umanità: “le regole e i regolamenti, le compensazioni e le esenzioni che una cultura stabilisce per il nutrirsi della natura sono, al tempo stesso, moda e visione del mondo” (R. Barthes).

    Il ricco Occidente è il massimo consumatore mondiale di carni; il capitalismo esporta nei paesi più poveri di altri continenti le pratiche dell’allevamento animale intensivo; interi ecosistemi sono già andati distrutti, altri li stiamo al momento annientando. L’allevamento animale è fra i principali motori della crisi globale da riscaldamento.
    Oggi, alla crisi ambientale si aggiunge la pandemia COVID-19. Per qualcosa, la carne, il cui consumo sappiamo non necessario alla salute umana. Anzi.

    Turbare al di là di ogni limite gli equilibri naturali comporta conseguenze imprevedibili. L’uomo lo sa bene: è lui stesso a dirlo. Ma, una volta ancora, i comportamenti non sono conseguenti alla coscienza dei rischi; tantomeno a principi etici.
    Ci stupiamo se poi si verificano pandemie? 

    Natura non facit saltus, Sars-Cov-2 sì.