• "FRAMMENTI E COLLAGE"
  • 11 Maggio 2020

    L’attimo che fugge. Proust, Renoir, La Grenouillère

    Quella festa in riva al fiume aveva qualcosa di magico. L’acqua, i vestiti delle donne, le vele delle barche, i riflessi innumerevoli degli uni e delle altre si fondevano in quel quadrato di pittura che Elstir aveva ritagliato da un pomeriggio meraviglioso.

     

    Il fascino irradiato dal vestito d’una donna, che aveva momentaneamente smesso di danzare per il caldo e l’affanno, si ritrovava, con gli stessi effetti cangianti, nella stoffa immobile di una vela, nell’acqua del porticciolo, nel pontile di legno, nelle foglie e nel cielo.
    ...
    Ora, questi (Elstir) aveva saputo immortalare il moto delle ore nell’attimo luminoso in cui la donna aveva sentito caldo e aveva smesso di danzare, in cui l’albero era avvolto da un alone d’ombra, in cui le vele sembravano scivolare su uno smalto dorato. Ma, proprio perchè l’attimo gravava su di noi con tanta forza, quella tela così fissata nel tempo dava l’impressione d’un’estrema fuggevolezza, si sentiva che presto la donna se ne sarebbe andata, le barche sarebbero sparite, l’ombra si sarebbe spostata; che la notte stava per scendere e il piacere per finire; che la vita passa e gli attimi, mostrati contemporaneamente con tutte le luci che vi si fondono, non si recuperano più.

    (Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto; La parte di Guermantes, pagg. 512-513; traduzione di Giovanni Raboni, 1986, Arnoldo Mondadori Editore, Milano).
    Immagine: Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869