Meat of the matter
Nutrirsi è l’atto in cui le necessità biologiche, i sensi, la storia e la cultura dell’uomo incontrano la natura.
I cibi suscitano in noi emozioni, dialogano con la nostra biologia e il nostro vissuto.
L’uomo, nella sua storia evolutiva, ha accolto come cibo molte specie naturali, ne ha selezionato caratteri e proprietà, è arrivato a gestirne il patrimonio genetico.
Tuttavia, nelle società avanzate, intorno al cibo va emergendo una viva sensibilità verso tutto ciò che è “naturale”, non manipolato, e il cui consumo abbia effetti positivi sulla salute e non danneggi l’ambiente.
Fra gli esperti di scienze naturali vi è un consenso generale sul fatto che una delle misure che l’uomo dovrebbe abbracciare per frenare la deriva dell’attuale crisi ambientale sia l’adozione di uno stile alimentare basato in larga misura sulle piante: il consumo di carne e di cibi di natura animale ha un impatto sull’ambiente pesantissimo contribuendo per oltre il 18% alla produzione di gas serra.
Allontanare l’uomo dalla cultura della carne non è facile.
In Occidente, ad esempio, la carne è tuttora utilizzata metaforicamente per rappresentare l’essenza di qualcosa. Nella lingua inglese, abbiamo “meat of the matter” (il nocciolo della questione) e “a meaty question” (una domanda fondamentale).
Al contrario i vegetali rappresentano lentezza, monotonia, stupidità; di una persona in stato di morte cerebrale si dice che è diventata un “vegetale”.
E, tuttavia, letteratura medica e società scientifiche, già da decenni e con ampia disponibilità di dati, vanno affermando che gli stili alimentari basati sulle piante sono sicuramente adeguati a coprire tutte le esigenze nutrizionali dell’uomo, in qualsiasi fase della sua vita, e a prevenire un ampio ventaglio di patologie.
Utili per la nostra salute e per il pianeta.