Tommy
Tommy ha lavorato a lungo in un circo; poi, raggiunti i 30 anni, Mr Lavery lo ha acquistato e lo ha portato nella sua proprietà di Gloversville dove, ancora oggi, Tommy, quarantenne, vive. Recluso in una gabbia. Perché in gabbia? Perché Tommy è uno scimpanzè e, come tale, lo si può “addestrare” per il circo, comprare, rinchiudere in gabbia e mostrare agli amici.
Il gruppo animalista Nonhuman Rights Project (NRP), conosciuta la storia, ha portato il caso in tribunale, chiedendo di estendere a Tommy i principi dell’habeas corpus e la qualifica di “persona” giuridica: su tali basi si può ricorrere per ingiusta detenzione e chiedere la libertà. A sostegno della causa numerosi affidavit di esperti in cui si sostiene che gli scimpanzè posseggono caratteri sufficienti a essere considerati esseri intenzionali e che le loro funzioni cognitive – autonomia, consapevolezza di sé, autodeterminazione - sono molto complesse e molto vicine a quelle degli umani.
La corte Suprema dello Stato di New York ha respinto l’appello: Tommy non ha diritto di avvalersi dell'habeas corpus in quanto "il concetto di persona legale viene definito in termini sia di diritti che di doveri"; che il diritto alla libertà personale "è storicamente connesso all'imposizione di obblighi verso la società” e dal momento che gli scimpanzè non possono essere soggetti a doveri legali… Inoltre non vi sono precedenti né basi per applicare l’habeas corpus a esseri non-umani.
NRP ricorrerà di nuovo in appello perchè:
- Il fatto che l’habeas corpus non sia mai stato invocato prima per uno scimpanzè non è un buon motivo per negare tale applicazione.
- La Corte ignora che la legge può e deve cambiare alla luce degli avanzamenti delle conoscenze scientifiche e dell’evoluzione del giudizio comune su ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Insomma, è ancora stretta e lunga la via che porta ad estendere i diritti umani a esseri dotati di intenzionalità. E tuttavia, lentamente, qualcosa va cambiando.
Gli esseri la cui esistenza si fonda sulla natura, quando sono privi di ragione, hanno solo valore relativo, quello di mezzi, e prendono perciò il nome di cose; viceversa, gli esseri ragionevoli prendono il nome di persone, perché la loro natura ne fa già fini in sé, ossia qualcosa che non può essere impiegato come mezzo e limita perciò ogni arbitrio.
(E. Kant)
La natura ha posto il genere umano sotto il governo di due padroni sovrani, il dolore e il piacere. Dipende da essi soltanto indicare che cosa dobbiamo fare, così come determinare ciò che faremo…Il principio di utilità riconosce questa soggezione e l’assume come fondazione di quel sistema il cui oggetto è creare la struttura della felicità tramite la ragione e la legge.
I sistemi che tentano di metterlo in discussione trattano di puri suoni invece che di senso, di capriccio invece che di ragione, di oscurità invece che di luce.
(Jeremy Bentham: Principles of Morals and Legislation)
Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia.
Cosa dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, o più comunicativi, di un bambino di un giorno, di una settimana, o perfino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è: possono ragionare?, né: possono parlare?, ma: possono soffrire?
(Jeremy Bentham: Principles of Morals and Legislation)
Gli esseri che posseggono il requisito dell’intenzionalità sono capaci di godere della libertà e del benessere così come della vita, che ne è il presupposto: pertanto i diritti invocati riguardano la libertà, il benessere e la vita.
(Estensione della Teoria dei diritti umani)