Verso la notte e le sue ignote costellazioni
“Le opere d’arte, i poemi, le forme, sono testimoni di un attimo irripetibile del tempo. Sono gli orologi, e, forse come tutte le opere umane, le creatrici del tempo che perpetuano.
Appunto perché affermano un istante che non fu mai prima e non si ripeterà mai più; appunto perché sono consustanziali a questo istante, le opere d’arte, le opere della coscienza, sono eterne. Ecce mysterium.” (Andrea Emo)
A Parigi, la Galleria Ropac espone fino al 31 maggio 2018 la mostra Für Andrea Emo di Anselm Kiefer.
Andrea Emo (1901-1983), veneziano e allievo di Giovanni Gentile, filosofo postumo e anti-accademico, appartato, autore di un vasto corpus di frammenti raccolti in numerosi quaderni e in parte pubblicati postumi.
In autunno uscirà da Bompiani In principio era l’immagine, una raccolta di inediti, curata da Massimo Donà, Romano Gasparotti e Raffaele Toffolo.
Für Andrea Emo raccoglie opere ispirate a Kiefer dalla lettura de Il dio negativo (Marsilio, 1989) in cui Emo, frammento dopo frammento, delinea i tratti della sua teologia della negatività: l’atto dell’artista deve tendere a “vedere l’invisibile”, a rappresentare l’irrappresentabile, a raggiungere “l’inaccessibile”, il luogo dove le immagini si annullano: “il vuoto, l’oblio, negazione universale (che) è insieme pace e sicurezza, abisso e ascensione; rinuncia alla volontà, al desiderio, al possesso, a tutto”.
Il libro fu per Kiefer una rivelazione, un’epifania, lo svelamento di un pensiero sull’arte che gli apparteneva: “Per me, il vero artista è sempre stato un iconoclasta impegnato a mettere in scena un ordine prossimo a naufragare nel nulla”.
In venti dipinti e tre sculture-gabbie, Kiefer dipinge indistinte visioni e poi le copre sotto nuove vernici o sotto colate di piombo o esponendole alle intemperie che, col tempo, le altereranno, le degraderanno rappresentando così l’inutilità del tutto e il trionfo del nulla.
