Cocomero
Il cocomero (Citrullus lanatus) è originario dell’Africa subtropicale, dove compare tuttora allo stato spontaneo. La coltivazione è antichissima: è citata nella Bibbia e molto praticata nei paesi orientali.
Coltivato dapprima in Egitto e successivamente in Grecia, si diffuse a tutto il bacino mediterraneo e raggiunse le regioni meridionali dell’Italia, estendendosi poi a quelle centrali e settentrionali fra il II e III secolo d.C.. Oggi il cocomero è coltivato in tutto il mondo, sia nella fascia tropicale che in quella temperato-calda: in Italia la sua coltura in pien’aria o pacciamata o semiforzata copre circa 14.000 ettari di territorio.
Caratteri botanici
Il cocomero è pianta erbacea, annuale, con fusto sarmentoso, strisciante, suddiviso in più ordini di rami, lunghi alcuni metri, dal diametro di un centimetro e oltre, fragili, muniti di robusti viticci; le foglie, di notevoli dimensioni, sono profondamente lobate e colorate di verde glauco uniforme. Le radici sono molto sviluppate sia in superficie che in profondità. La pianta fiorisce da maggio a ottobre ed è monoica, porta cioè contemporaneamente fiori maschili e femminili; quelli maschili compaiono per primi e sono molto più numerosi di quelli femminili.
Il fiore è di un bel colore giallo; il calice ha 5 sepali; la corolla, campanulata, 5 petali; i fiori maschili portano 3 stami, quelli femminili 1 pistillo; l’ovario è infero, formato da 3 carpelli. L’impollinazione è entomofila (api) e l’allogamia è la regola. Dopo 40-50 giorni dalla fecondazione i frutti raggiungono la maturazione.
Il frutto è una bacca (peponide), sferico o piuttosto oblungo a seconda delle varietà. A maturazione può superare anche i 20 Kg di peso; la buccia è di un verde più o meno intenso, uniforme o marezzato, spesso con bande frangiate longitudinali. La polpa è carnosa, granulare, più o meno zuccherina, colorata in rosso vivo; in alcune varietà è gialla, in altre bianca o biancastra.
I semi, numerosi, distribuiti nella polpa in linee longitudinali, hanno forma ellittica o clavata; sono piatti, biancastri, rossi, neri o bruni.
Geografia agraria
Il cocomero è ampiamente coltivato in Italia: la sua produzione copre il consumo interno durante l’intero periodo estivo quando più è apprezzata la proprietà rinfrescante di questo frutto.
Coltivazione
L’epoca della semina va da marzo (nelle regioni meridionali), alla seconda metà di aprile (nel settentrione). I semi, in numero di 2 o 3, sono posti in buchette distanziate 1-1,5 m sulla fila e 2-2,3 m tra le file, alla profondità di circa 3-4 cm.
La pianta del cocomero esige terreno di medio impasto, sciolto, fresco, di facile scolo, fertile; fra gli elementi ha particolare importanza la potassa (carbonato di potassio): la sua presenza contribuisce ad elevare il contenuto zuccherino del frutto. Il grande sviluppo fogliare del cocomero, la conseguente elevata traspirazione, l’alto titolo di acqua dei frutti richiedono un alto tenore di umidità nel terreno; una buona irrigazione è utile ad evitare frutti insipidi e scoloriti.
Clima
Il cocomero predilige il clima temperato-caldo: la temperatura minima di germinazione è di 15 °C, per cui si semina a primavera avanzata (aprile-maggio) per raccogliere in piena estate. Per avere frutti precoci, si adotta spesso la coltura semiforzata: la più semplice forma di forzatura è la pacciamatura del terreno con film plastico; una forma più intensiva prevede, oltre alla pacciamatura, la copertura delle file con piccoli tunnel anch’essi di film plastico. L’effetto termico di queste coperture nelle prime settimane di crescita consente di anticipare l’inizio della raccolta.
Cultivar
La pianta si presta alla fecondazione incrociata e presenta molte varietà, raggruppate in base a diversi caratteri e requisiti:
a- a polpa rossa e a polpa biancastra o giallastra
b- di forma globosa molto prossima alla sferica,
o di forma allungata
c- a maturazione normale o precoce o tardiva
d- a seme piccolo o a seme grande, a loro volta differenziate per il colore: rosso, nero, biancastro, bruno.
In Italia, le varietà più coltivate sono: il cocomero di Pistoia e di Faenza, Baby Funn, Black Diamond, Klondike Blue Ribbon, Sugar Baby; ottime sono la Quarantina e la Cinquantina, così dette dal tempo necessario a maturare.
Raccolta
I frutti sono raccolti circa 4 mesi dopo la semina. Il disseccamento del peduncolo e del cirro che lo accompagna, il suono cupo e sordo alla percussione sono i segni più evidenti dell’avvenuta maturazione del frutto.
La raccolta è eseguita a mano. La produzione può superare i 450-500 quintali per ettaro, in funzione dell’ambiente, delle cultivar, della tecnica colturale seguita. La serbevolezza dei frutti maturi è limitata nel tempo: 15 giorni a 15 °C.
Effetti sullo stato di salute
Il cocomero contiene citrullina, trasformata per via enzimatica in arginina e questa in ossido di azoto, sostanza dalle spiccate proprietà vasodilatatrici e pertanto utile nel trattamento delle disfunzioni erettili e dell’ipertensione arteriosa. La citrullina è contenuta nella polpa (16,7 mg/g/peso secco) e nella buccia (24.7 mg/g/peso secco). Il cocomero contiene licopene (8-20 mg per una porzione di 180 g), selenio, folati, luteina e zeaxantina: sostanze dalla potente azione antiossidante, proteggono le cellule e il DNA dall’assalto dei radicali liberi; presenta inoltre un ricco corredo di micronutrienti e minerali.
Il cocomero ha effetto diuretico.
Il suo indice glicemico è 55. I semi contengono sostanze ad attività purgante.
Fonte: INRAN - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
Crediti per le immagini
immagine di copertina:www.firenzeformatofamiglia.it
immagine 1 nel testo:scuolamediacatullo.blogspot.com
immagine 2 nel testo: www.growtheplanet.com
immagine 3 nel testo: www.immaginigratis.net