Il Pesco e i suoi frutti
Gli antichi autori greci e romani ritenevano erroneamente che il pesco fosse originario della Persia; oggi sappiamo che è la Cina la terra delle sue lontane origini.
In Cina, accanto alle forme spontanee, da oltre 5000 anni gli uomini già coltivavano tre specie di pesche: P. vulgaris, P. laevis e P. platycarpa. Da questo paese, nel corso dei secoli, seguendo la zona temperata dell’Asia, il pesco, attraverso il Kashmir, raggiunse la Persia e quindi l’Afghanistan e la Grecia. La sua introduzione in Italia risale all’epoca romana, circa un secolo a.C..
Descrizione
Il pesco adulto (Prunus persica) presenta un volume di medie dimensioni e, tuttavia, variabile con le numerose cultivar. Possiede un apparato radicale piuttosto sviluppato; le radici, assai ramificate e ricche di grandi lenticelle, sono di colore bianco-arancio nel periodo giovanile, arancio scuro nella fase adulta.
Il tronco è diritto e di dimensioni medie; la corteccia verde-rossastra nel periodo giovanile, diviene grigia e squamosa nella fase adulta. I rami sono per lo più eretti e si sviluppano da gemme a legno.
Nella stessa pianta si riscontrano contemporaneamente rami a legno (con gemme a legno) e rami a frutto (con gemme a fiore).
Le gemme sono situate all’ascella delle foglie, isolate o raggruppate per lo più a tre per nodo; generalmente la gemma centrale è a legno e le laterali a fiore.
Il calice floreale, gamosepalo, porta una colorazione interna correlata a quella della polpa del frutto: nelle cultivar a polpa gialla, il colore interno del calice è giallo-aranciato molto intenso, in quelle a polpa bianca è giallo-verdastro. La corolla floreale, di tipo rosaceo o campanulata, è dialipetala con 5 petali di vario colore, dal biancastro al rosso vivo. La fioritura precede la fogliazione; non esiste correlazione tra l’epoca della fioritura e quella della maturazione dei frutti nelle diverse cultivar.
I fiori del pesco sono ermafroditi.
Le foglie sono di forma lanceolata, di color verde più intenso nella pagina superiore; il lembo può presentarsi liscio, ondulato o increspato lungo la nervatura principale; il margine può essere di aspetto crenato o seghettato; gli angoli basale e apicale sono più o meno ampi. Lateralmente a ogni foglia si sviluppano due stipole fogliari, molto piccole e caduche.
Anche fra il colore della nervatura delle foglie e quello della polpa del frutto esiste una correlazione; al colore con riflessi gialli delle nervature corrisponde un colore giallo della polpa; a quello verdastro-chiaro una polpa di colore bianco.
Il frutto, la pesca, è una drupa di forma per lo più globosa, divisa longitudinalmente da un solco più o meno profondo che parte dalla cavità peduncolare e procede fino all’apice.
La buccia è tomentosa, coperta di peli più o meno corti e a volte assai radi; ne è completamente priva nelle nettarine (P. laevis). Il colore della buccia assume varie tonalità, dal verdastro al giallo-aranciato, al rosso vivo; il suo spessore varia a seconda delle cultivar.
La polpa, dal bianco-verdastro al giallo più o meno intenso, al rosso-sanguigno, può avere consistenza varia e aderire o meno al nocciolo. I caratteri organolettici e l’aroma variano sensibilmente fra le numerosissime cultivar oggi conosciute.
Il nocciolo è legnoso, di dimensioni e forma varie, di colore che va dal rosso al marrone, a superficie liscia o corrugata. La mandorla è costituita da due cotiledoni collegati all’apice dell’embrione.
Coltura nel mondo
L’albero sviluppa rapidamente, iniziando la fase produttiva verso il terzo anno. Il periodo di vita varia fra i 20 e i 30 anni, sebbene diversi esemplari abbiano superato i 50. In Italia il pesco fiorisce fra gennaio e aprile a seconda delle cultivar.
La coltura del pesco nel mondo occupa, per importanza produttiva, il quarto posto fra le principali specie arboree da frutto. Il pesco segue nell’ordine il melo, il pero e le uve da tavola.
La diffusione del pesco si è principalmente concentrata nei paesi caratterizzati da un clima di tipo mediterraneo: Italia, Francia, Spagna, Grecia, Stati Uniti (California), Giappone e Australia raggiungono insieme quasi il 70% della produzione mondiale di pesche.
Propagazione
Il pesco si propaga per seme e per via agamica.
La propagazione per seme è adottata per ottenere nuove cultivar e portainnesti. Gli innesti più comunemente impiegati sono l’innesto a gemma dormiente (detto anche a occhio o a scudo), l’innesto a triangolo (o a intarsio), l’innesto a spacco (specialmente a spacco laterale) e l’innesto a corona.
Come portainnesto si usa il franco (la quasi totalità), il mandorlo, il susino.
Clima e terreno
Ogni cultivar di pesco ha esigenze climatiche particolari. La disponibilità di numerosissime cultivar con caratteristiche di adattabilità ai diversi ambienti climatici ha permesso di allargare l’area di coltura del pesco, estendendola ai due emisferi fino, per talune cultivar crioresistenti, a latitudini siberiane.
In linea di massima i terreni più adatti al pesco sono quelli di medio impasto, piuttosto sciolti, profondi, sufficientemente provvisti di sostanza organica, a reazione neutra o tendenzialmente acida, ricchi di microrganismi, con scarso contenuto di calcare attivo. I terreni devono essere molto permeabili: il pesco è assai sensibile all’eccessiva presenza di acqua nello strato di terreno esplorato dalle radici.
Varietà
Pesche comuni (Prunus persica), Percoche (P. persica) e Nettarine (P. persica var. laevis) sono i tipi più comuni di pesche; tuttavia esistono numerosissimi tipi di cultivar distinte in cultivar a maturazione extraprecoce, precocissima, precoce, intermedia, tardiva e molto tardiva.
Vi è un’ampia variabilità del tempo di maturazione in relazione alla tipologia di cultivar, all’ambiente di coltura e alla variabilità dei caratteri del clima. In Italia, la maturazione dei frutti avviene tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive.
Solo citare le numerosissime varietà di pesche è impresa improba: con le cultivar variano fondamentalmente un po’ tutti i caratteri: le dimensioni, la forma, la pelle più o meno tomentosa, il colore e lo spessore della pelle, il colore e la consistenza della polpa, il nocciolo più o meno aderente alla polpa, il profumo e il sapore.
Fra le specie più comuni citiamo la Pesca gialla, la Pesca bianca, la Nettarina, la Percoca, la Platicarpa.
I caratteri organolettici cambiano con le varietà; variano meno i caratteri nutrizionali della pesca consumata nella sua interezza allo stato naturale.
In tutto il mondo, le pesche sono, per gran parte, consumate allo stato naturale; tuttavia, trovano largo uso e consumo in forme manipolate dall’uomo: sciroppate, disidratate, seccate al sole, sotto forma di marmellate e di confetture, in bevande succose e in svariate altre modalità di preparazione e di conservazione.
Tabelle di composizione nutrizionale. Fonte: INRAN - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
Crediti: Enciclopedia agraria italiana / pubblicata sotto gli auspici della Federazione italiana dei consorzi agrari