Found Footage
“Found Footage” (espressione inglese la cui traduzione letterale è «metraggio trovato») indica le pratiche di recupero (o riciclo) di pellicole già impressionate allo scopo di realizzare opere inedite, nate dalla dislocazione semantica dei testi originari.
STORIA
Il Found Footage ha la propria origine in una serie di pratiche che hanno attraversato le avanguardie e lo sperimentalismo nel XX secolo. Si possono ricordare, in particolare, il foto-montaggio e i ready-made dadaisti ispirati dal concetto di “détournement” (arte intesa come spostamento simbolico degli oggetti o del processo, come nel Ballet mécanique di Fernand Léger, 1923), il collage cubista e le pratiche dell’assemblaggio (lavoro prodotto dall’incorporazione nella composizione di oggetti quotidiani), l’intertestualità e la pratica della citazione nella letteratura e nel cinema, il manifesto situazionista di Guy Debord e Gil J. Wolman Mode d’emploi du détournement (1956). Tra i pionieri del Found Footage propriamente detto (tra i cui primi esempi vi è, nel 1931, l'Histoire du soldat inconnu di Henri Storck, rimontaggio dei discorsi politici dei cinegiornali del 1928-29) vi sono lo scultore americano Joseph Cornell (1903-72), autore di Rose Hobart (1936), riscrittura onirica di East of Borneo (George Melford, 1931) attraverso la citazione delle sole inquadrature dell’attrice protagonista; Ken Jacobs (1933), regista di cinema sperimentale underground, autore nel 1969 di Tom, Tom the Piper’s Son, sorta di trattato di “morfologia dell’immagine filmica” (Brenez-Chodorov 2000) applicata al film omonimo del 1905; Bruce Conner (1933-2008), attivo sulla scena Beat di San Francisco a partire dai tardi anni 50, autore di Crossroads (1976), rimontaggio del materiale girato dal governo degli Stati Uniti sugli esperimenti nucleari nell’atollo di Bikini. Opere di Found Footage sono anche Lettre de Sibérie (1957) di Chris Marker e le Histoire(s) du cinéma (1978-1998) di Jean-Luc Godard, come anche la ricostruzione dell’episodio de La rabbia (1963) di Pier Paolo Pasolini realizzata nel 2008 da Giuseppe Bertolucci (La rabbia di Pasolini). Tra gli artisti contemporanei, spesso interessati alla riscrittura del cinema hollywoodiano, un posto di rilevo è occupato dall’austriaco Peter Tscherkassky (1958), che in Outer Space (1999) e Dream Work (2001) utilizza e rielabora il girato dell’horror The Entity (Sidney J. Furie, 1981) e dalla sudafricana Candice Breitz (1972), la cui Soliloquy Trilogy (2000) comprime i tre film The Witches of Eastwick ([Le streghe di Eastwick], George Miller, 1987), Basic Instinct ([Basic Instinct-Istinto di base], Paul Verhoeven 1992), Dirty Harry ([Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo], Don Siegel,1971) nei monologhi dei rispettivi protagonisti (Jack Nicholson, Sharon Stone, Clint Eastwood). Tra i maggiori registi cinematografici contemporanei hanno utilizzato il Found Footage in diverse opere, a fini di ricostruzione documentaria, Martin Scorsese (A Letter to Elia, 2010, co-diretto con Kent Jones), Wim Wenders (The Soul of a Man [L’anima di un uomo], 2003), Alexandr Sokurov (A Retrospection of Leningrad, 1957–1990).
IL FOUND FOOTAGE E L’ESTETICA CONTEMPORANEA
Le pratiche del Found Footage sono ispirate da una riflessione materica sul supporto pellicolare allo scopo di interrogare e rielaborare criticamente il potenziale significante dell’immagine in movimento. Attraverso delle operazioni di deviazione o di distruzione violenta delle reti semantiche dei testi preesistenti si tende a creare delle nuove associazioni di senso strettamente legate alla consapevolezza rispetto al materiale. Il Found Footage indaga alla radice il dispositivo semantico dell’immagine, anche partendo dallo studio delle forme stesse del movimento nei loro rapporti con il funzionamento psichico. In tal modo, la ri-creazione del senso passa attraverso un’autocoscienza che avvicina i prodotti più avanzati alle sperimentazioni delle avanguardie pittoriche e scultoree del Novecento (non a caso molti esploratori del Found Footage provengono da tali esperienze). Le funzioni principali di questa pratica consistono nella messa in discussione e sovente nella tabula rasa dei discorsi ideologici e politici affidati alle immagini o in una ridefinizione dell’estetica delle arti visive, in primo luogo del cinema, spesso con fini a loro volta estetici, oppure didattici e analitici. Altri usi possono essere puramente sperimentali, tesi a indagare – o addirittura a esaurire – le possibili significazioni di un testo iconico. Più precisamente, possono essere considerati 5 gli utilizzi fondamentali del Found Footage (Brenez-Chodorov 2000): elegiaco (ri-montaggio di un film allo scopo di esaltarne alcuni frammenti), critico (consistente nell’appropriarsi di immagini dell’industria o private per procedere a una dislocazione o a una distruzione violente del significato comunemente ammesso, attraverso diversi procedimenti quali l’anamnesi, il détournement, la variazione/esaurimento, il ready-made), strutturale (autoriflessivo, riguardante il cinema stesso), materiologico (concernente le proprietà della pellicola), analitico (a partire da un modello di investigazione scientifica, utilizza le modalità della glossa, del montaggio incrociato, della variazione analitica, o della sintesi di queste ultime). Dall’inizio del XXI secolo, opere di Found Footage sono ospitate prevalentemente su blog e sul sito di video-sharing Youtube. Dal 2004 esiste anche un Found Footage Festival itinerante negli Stati Uniti d’America, nel quale si proiettano clip estratte da videoregistrazioni provenienti da depositi, magazzini e finanche cassonetti. In ambito universitario italiano, dal 2004 il Dipartimento Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre ha realizzato una storia del cinema interamente costruita con materiali di Found Footage.
in Riccardo Finocchi, Daniele Guastini (a cura di), Parole chiave della nuova estetica, Carocci, Roma 2011, pp. 113-115
Bibliografia
- BASILICO S. (2004),Cut: Film as Found Object in Contemporary Video, Milwaukee Art Museum, Milwaukee.
- BRENEZ N., CHODOROV P. (2000),Cartographie du Found Footage, in Ken Jacobs (a cura di),Tom Tom The Piper Son,Exploding, numero speciale, Re:voir, Paris, 2000.
- HAUSHEER C., SETTELE C. (1992),Found Footage Film, Viper Press, Luzern.
- LEYDA J. (1964),Films Beget Films, George Allen & Unwin, London.
- WEES W.C.,Recycled Images: The Art and Politics of Found Footage Films, Anthology Film Archives, New York